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Intervista del Corriere dell’Umbria all’Amb. Stefano Baldi (22 dicembre 2021)

CORRIERE DELL’UMBRIA – 22.12.2021 p.13

Ambasciatori umbri del mondo. Intervista a Stefano Baldi, Rappresentante Permanente d’Italia presso l’Osce di Vienna

“Il mestiere del diplomatico? Una vocazione”
Città della Pieve è la mia casa. “Ogni volta che posso torno da mia madre e dagli amici”

di Catia Turrioni

PERUGIA – Diplomatico, scrittore, docente, ideatore di importanti progetti nel mondo della comunicazione: è tutto questo e molto altro ancora Stefano Baldi, 60 anni, originario di Città della Pieve e una brillante carriera alle spalle iniziata nel 1989 alla Direzione generale per gli affari economici per poi proseguire con importanti incarichi da una parte all’altra del globo, dalla Tanzania a New York, da Bruxelles a Sofia, in Bulgaria. Dal 4 gennaio è stato nominato Rappresentante Permanente d’Italia presso l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa a Vienna.

Ambasciatore ma con tanto da fare riesce mai a tornare nella sua piccola Umbria?
Assolutamente sì. Sono molto legato alla mia terra e a Città della Pieve, in particolare, dove ho una casa in cui rientro ogni qual volta è possibile per stare con mia madre, la mia famiglia, gli amici di sempre.

Città della Pieve è anche il rifugio del premier Mario Draghi, ha mai avuto occasione di incontrarlo?
Mai ufficialmente. Forse è capitato di incrodarci in centro ma non c’è stata l’occasione per conoscerci e parlare.

Da oltre trent’anni è impegnato nella carriera diplomatica, ci racconta come è iniziata?
L’impegno in diplomazia è una sorta di missione che bisogna saper riconoscere e coltivare. In passato questa carriera sembrava lontanissima dalla gente comune, inaccessibile quasi. Una volta terminata l’Università, mi è bastato sentire che era sufficiente fare un concorso per accedervi che mi sono detto: ‘Devo provare’. In realtà il concorso è difficilissimo, superarlo quasi disumano. Bisogna passare cinque prove scritte, una preselezione, una prova orale. Occorre studiare in maniera perfetta la storia, il diritto internazionale, l’economia, almeno due lingue straniere. Ma se si è guidati, come lo ero io, dalla profonda convinzione che stiamo facendo quello per cui siamo nati, ecco che anche l’impossibile diventa possibile. Adesso far capire ai nostri giovani le opportunità che hanno e come sfruttarle per coltivare i propri desideri è diventata per me una sorta di missione.

Una missione che porta avanti in che modo?
Molte università mi invitano a tenere lezioni aperte agli studenti interessati a compiere questo percorso. A loro illustro una professione che non è fatta soltanto di viaggi all’estero e incontri di rappresentanza ma che richiede determinazione, equilibrio, freddezza e allo stesso tempo grande umanità.

Ormai da tempo affianca il servizio diplomatico a questa intensa attività accademica. Ha mai pensato di insegnare all’Università degli Studi di Perugia?
Non avrei mai il tempo di svolgere anche la professione di docente ma risponderei più che volentieri a un invito dell’Università di Perugia, l’ho già fatto e lo rifarei in ogni momento avendone la possibilità. Il rapporto che conservo con la mia terra è speciale: a Città della Pieve, per esempio, ho avuto modo di fare diversi interventi nelle scuole per parlare con i ragazzi, spiegare loro la professione, aiutarli a trovare una vocazione che non sempre emerge in maniera lampante.

Ambasciatore, da gennaio è stato nominato rappresentante permanente d’Italia presso l’Osce di Vienna. Quanto è grande il peso di questo incarico?
E’ un incarico totalizzante. Quando si arriva a una posizione di vertice non c’è più spazio, o quasi, per altro. Ci sono delle responsabilità che non possono essere demandate, siamo chiamati a prendere decisioni che nel tempo possono cambiare gli equilibri, possono contribuire a risolvere un problema o, al contrario, ad accentuarlo. Bisogna mettere in campo quel mix di passione, intelligenza e sensibilità che si acquisisce soltanto con l’esperienza. Io dico sempre che servono capacità manageriali in grado di portare avanti un lavoro di squadra e far funzionare la macchina. Senza il coinvolgimento dell’intero gruppo non si va da nessuna parte.

Un impegno pressoché totalizzante che non le toglie il tempo per portare avanti grandi imprese nel mondo dell’informazione e della comunicazione. Come fa?
Credo sia il mio modo di restituire quello che ho ricevuto. L’obiettivo di fondo è rendere accessibile a tutti quello che altrimenti resterebbe riservato a pochi. Alla fine degli anni Novanta, per esempio, con l’ambasciatore Pasquale Baldocci abbiamo iniziato un progetto per valorizzare l’attività pubblicistica dei diplomatici italiani e nel corso degli anni sono stati pubblicati tre libri sul tema. Il progetto poi si è ampliato con ricerche sui libri relativi alle residenze e alle ambasciate italiane nel mondo. Le ricerche hanno portato all’individuazione di oltre 1.300 libri e di oltre 300 autori e i risultati sono continuamente aggiornati in un sito dedicato. Io lo considero un gesto d’amore nei confronti della mia professione.

Sua anche l’idea di una mostra dedicata a Leonardo Da Vinci…
Sì, per i 500 anni dalla morte abbiamo allestito la mostra dal titolo Leonardo. Il genio gentile esposta in 39 città di Stefano Baldi L’ambasciatore alla conferenza ministeriale Osce di Stoccolma che si è svolta i primi di dicembre 25 Paesi e tradotta in 14 lingue. E vuole sapere una cosa? Il mio primo pensiero è stato quello di inserire tra i luoghi di esposizione anche Città della Pieve che resta e resterà il mio punto di riferimento. Quando pubblico un libro, per esempio, la prima copia omaggio è per la biblioteca di Città della Pieve dove sono accolto sempre con un sorriso. Ecco, la mia soddisfazione è anche questa.

La scheda
NON SOLO DIPLOMAZIA TRA LIBRI SEMINARI
Stefano Baldi, 60, una carriera nella diplomazia ma non solo. Dal 2016 al 2020 è stato ambasciatore d’Italia in Bulgaria e dal 5 gennaio 2021 ha assunto l’incarico di rappresentante permanente d’Italia presso l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa a Vienna. Stefano Baldi affianca da molti anni il servizio diplomatico con una assidua attività accademica. Ha insegnato in molte università italiane tenendo seminari e corsi di affari internazionali, in particolare di diplomazia multilaterale. Dal 2004 è l’ideatore e responsabile di progetto di ricerca dal titolo “La penna del diplomatico” che è iniziato alla fine degli anni novanta insieme all’ambasciatore Pasquale Baldocci. Il progetto è teso a valorizzare l’attività pubblicistica dei diplomatici italiani.